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BANKITALIA: IL PATRIMONIO VIENE CONCENTRATO SULLA CASA DALLA META' MENO RICCA

Il 10% più ricco degli italiani detiene il 60% della ricchezza netta totale, mentre la metà meno facoltosa ne possiede soltanto il 7%. La composizione di questa ricchezza rivela, inoltre, che la metà meno ricca possiede gran parte del patrimonio in case, il 75% precisamente, mentre il decimo più ricco si ferma al 33% di patrimonio in abitazioni contro il 58% in attività finanziarie. Sono dati riferiti al 2023 e contenuti nella Relazione annuale di Bankitalia.

Rispetto al 2010, la quota detenuta dal decimo più ricco è cresciuta di circa 7 punti percentuali, a scapito di quella della classe intermedia (costituita dalle famiglie con ricchezza netta compresa tra la mediana e il  novantesimo percentile); la quota posseduta dalla metà meno abbiente è invece scesa solo lievemente.

La Relazione annuale di Bankitalia spiega come i Conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie rappresentino “uno sviluppo della contabilità nazionale che permette di documentare tempestivamente e in modo integrato con le statistiche aggregate l’andamento della distribuzione del patrimonio e delle sue componenti”. Con riferimento ai paesi dell’eurozona queste statistiche, note come DWA, Distributional Wealth Accounts, sono state pubblicate per la prima volta all’inizio del 2024, come indicatori sperimentali. I dati riportati nei DWA, che hanno frequenza trimestrale e coprono il periodo 2009-23, sono basati sull’indagine Household Finance and Consumption Survey (HFCS), coordinata dalla BCE e svolta ogni tre anni a partire dal 2009″.
L’elaborazione di Bankitalia sulla base di questi dati ripartisce le famiglie italiane in tre classi sulla base della distribuzione della ricchezza netta: ai due estremi ci sono appunto la metà più povera e il 10% più ricco, in mezzo il “ceto medio” che va dal 50° al 90° percentile della distribuzione della ricchezza netta.

Tra il 2010 e il 2023 la ricchezza netta complessiva è aumentata, a prezzi correnti, di circa il 14%. Questa crescita è stata guidata dall’incremento del 29 per cento per il decimo di famiglie più abbienti, “riconducibile – dice Bankitalia – soprattutto all’andamento favorevole degli strumenti finanziari più rischiosi (azioni, partecipazioni, quote di fondi comuni, assicurazioni ramo vita)”.

Il calo della ricchezza per i nuclei della classe intermedia è stato del 4,8 per cento ed è invece dipeso dalla flessione del valore del patrimonio immobiliare, “solo in piccola parte compensata dalla dinamica degli strumenti finanziari più rischiosi”. La ricchezza netta della metà più povera delle famiglie è rimasta pressoché stabile, in seguito a un’espansione del valore del patrimonio immobiliare quasi interamente controbilanciata dal calo della ricchezza finanziaria e dal maggiore indebitamento.

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